Un sabato stavamo passeggiando in via Torino, giusto per stare un po' all'aria aperta, prendere un gelato e banalità del genere. Purtroppo ci siamo subito resi conto del fatto che la questione era più pericolosa di quanto non sembrasse: persone che ti tagliavano la strada, che per sorpassarti ti davano spallate e, ovviamente ti guardavano male; il fatto è che gli altri camminavamo ad una velocità doppia rispetto alla nostra. Ora, se fosse stato un mercoledì mattina e se la gente fosse dovuta andare al lavoro, ok capisco la fretta, ma dove doveva andare tutta questa gente di sabato alle cinque del pomeriggio?
Il problema, credo, non è il perché si esce, ma il modo in cui ci si rapporta alle cose.
"Devo fare in fretta perché poi dopo non posso fare questo", "Devo correre che dopo arriva tizio", o più in generale "Tra un mese finalmente...", o il classico "Non vedo l'ora che... vorrei che fossi già lì"... (questo pensiero io lo faccio sempre con la pensione...). Per cercare di sintetizzare, potremmo dire che lo sbaglio stia nel continuo proiettarsi in avanti attuato da noi stessi, individuando sempre nell'orizzonte qualche evento importante che dia un taglio diverso la nostro futuro, anche in materia futile. Questo proiettarsi in avanti verso eventi futuri (a prescindere dall'importanza degli stessi) ci fa mettere da parte la nostra vita oggi, ce la fa dimenticare e in poche parole non ce la fa vivere. Io, però, ribalterei il problema. Non siamo noi che ci proiettiamo in avanti verso eventi importanti e di seguito non riusciamo a vivere "l'adesso", ma bensì siamo noi che non riuscendo a fare i conti (sul serio) con la nostra vita ora, facciamo finta di niente e guardiamo avanti. Infatti il proiettarsi non dipende dall'evento, è un atteggiamento che viene prima di una qualche specificazione, è solo una sorta di spinta in avanti. Infatti chi vive aspettando, una volta giunto l'evento non potrà fare a meno di guardare alla prossima "scadenza", perdendosi ogni volta quello che intanto succede (o potrebbe succedere).
Forse basterebbe solo un po' più di onestà con noi stessi e la capacità di accettare quello che ci succede ma soprattutto di capire che il 99% dei nostri problemi non sono altro che fisime.
6 commenti:
Pensa, Ivan, che oggi pomeriggio io ci stavo lavorando, in Via Torino.
Ed è sempre lo stesso calderone.
Sottoscrivo in pieno il tuo post.
ma lavori a milano??? dove??? io abito a due passi da via torino, quindi se lavori lì...
bah. io in genere cammino sempre col mio i-pod e le mie immense cuffie, quando non li ho con me il mondo m fa paura. Via Torino la odio, ogni giorno si rischia la vita anche solo per attraversare: tram taxi moto, l'animaccia vostra quanto vi odio! Quando vado di fretta è perchè voglio stare il meno possibile in mezzo alla gente. E' perché un tempo andavo anche io con calma passeggiando. Ora se posso fare acquisti è solo di sabato proprio quando tutto il mondo si riversa lì. Non ti nego che se ber sbaglio tiro una spallata a qualcuno che veniva nella mia direzione e non accennava a spostarsi (perchè se non ti sposti gli altri col cazzo!), godo un bel po'.
allora se per caso dovessi vederti da lontano mi guarderei bene dal passarti vicino.....
"Life is what happens to you while you are busy making other plans."
Si potrebbe riassumere tutto in queste poche parole.Ma é cosi difficile vivere adesso,qui?Forse si. Io sono milanese e ci provo quotidianamente.COMUUUNQUE...adoro questo post!
era un modo carino per dire che non possiedo il dono della sintesi? gentile...
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