martedì 24 novembre 2009

Debito pubblico

Occasionalmente ho il piacere di andare a ricevimento da un certo prof, di cui non farò il nome. Parlando di temi quali il reddito di esistenza, debito pubblico e sostenibilità dello stesso, il prof. mi ha fatto notare che è vero che il debito pubblico ha una mole considerevole, ma è anche vero che circa l'ottanta per cento dei bond è detenuto da investitori italiani (vado a memoria e vi invito ad eseere smentito). Inoltre ha aggiunto che la maggior parte degli stessi ( e questo l'ho controllato di persona, basta andare sul sito della Banca d'Italia) è locata nelle regioni del centro nord. Quindi mentre le tasse sono pagate progressivamente da tutti gli italiani, i bond sono detenuti solo da una parte di essi, con evidenti effetti distorsivi, a mio avviso. Perché queste cose nei corsi di economia non vengono dette?? Mah, probabilmente sono sio che sono in errore...

giovedì 19 novembre 2009

Gustave Moreau, I Proci



La poesia è, al solito, un tessuto di reminiscenze (Mario Praz).

Non solo la poesia...

lunedì 16 novembre 2009

Dio d'acqua

Dio d'acqua, incontri con Ogotemmeli, Marcel Griaule, 1948.
Data la mia incommensurabile ignoranza nel campo dell'antropologia (come in tutti i campi del sapere, del resto) questo libro mi ha praticamente sconvolto. La mia lettura di questo lavoro risale a un po' di tempo fa, quindi non sarò molto preciso nella descrizione dello stesso o nella trattazione di alcuni aspetti, come sempre. Il libro tratta degli incontri tra Marcel Griaule e il saggio Ogotemmeli del popolo dogon in una regione tra la Nigeria, la Costa d'avorio e il Sudan; incontri che si sono svolti in trentatrè giorni e nei quali il saggio rivela la complessa cosmogonia del suo popolo e, come questa influenzi la vita di tutti i giorni. Più che di influenza, si tratta di vera e propria regolazione; non c'è aspetto della vita dogon che non abbia delle corrispondenze o dei riferimenti nel mito di questo popolo. Il tutto con una logica a dir poco ferrea, con una sequenzialità inesorabile. L'aspetto che forse più mi ha colpito di questo libro è stato quello riguardante l'architettura e l'oggettisitca di questo popolo, anch'esse specchio cosmogonico. Per fare un esempio: nel cercare di spiegare la forma del sistema mondo Ogotemmeli si serve di un piccolo paniere tarlato, una soluzione tanto semplice quanto geniale (se si conosce la descrizione del sistema mondo che qui ometto). Il dipanarsi del racconto è altamente correlato e non sono in grado di trattare argomenti in ordine sparso, né tantomeno parlare di singoli aspetti di questa cosmogonia (altrettanto affascinante rispetto ad altre cosmogonie, con il vantaggio di essere ancora viva, al contrario ad esempio del mito greco). Spero solo che queste parole possano aver suscitato curiosità e magari voglia di leggere questo prezioso libro.

P.S. Mi è venuta voglia di scrivere qualcosa a riguardo ripensando a un pensiero (ripetizione) che mi era venuto in mente una sera al duomo mentre andavo al cinema. Passeggiando mi passa davanti una bella ragazza che aveva un vestito che lasciava intravedere molto (ovviamente nessun giudizio di valore). Allora mi è venuta in mente una frase di Ogotemmeli in cui diceva che il suo popolo preferiva ragazze normali ma coperte (per via del mistero) a ragazze bellissime ma scoperte....

domenica 8 novembre 2009

Parnassus e capitalismo cognitivo

Ho scritto e detto che Parnassus mi era piaciuto ma non mi aveva convinto completamente per varie ragioni. Probabilmente per mia inadeguatezza. In questi giorni, invece, la lettura di un libro che col cinema ha poco a che fare mi ha fatto ripensare a questo film e, ripensandoci, mi ha suggerito diversi piani di lettura. Partiamo con ordine. Il libro in questione è bioeconomia e capitalismo cognitivo (Fumagalli 2007, Carocci editore), dove per bioeconomia si intende un sistema economico che coinvolge l'individuo durate tutto il suo arco di vita (e non solo quello lavorativo) in ogni suo aspetto (dall'istruzione, alla sanità ecc..) e per capitalismo cognitivo si intende un nuovo paradigma di accumulazione non più basato su fattori taylorstici ma sulla conoscenza. Giusto per evitare confusioni con tematiche ambientali (importanti certo). La parte del libro che mi ha fatto ripensare al film è quella sulla realizzazione nel capitalismo cognitivo (cap. 4.2) e sulla trasformazione del ruolo del marketing. Mentre un tempo il marketing riguarduava il prodotto, oggi riguarda la valorizzazione del consumatore. Non si tratta più di proiezione di bisogni, ma di proiezione dei propri sogni (così nel testo), visto e considerato che nel capitalsimo cognitivo è centrale la produzione immateriale di simboli, l'acquisto di immaginari. Non posso non collegare questo passaggio (se pur decontestualizzato) alla scena in cui appare per la prima volta il baraccone di Parnassus nella sua nuova versione (dopo l'abile strategia di marketing di Tony Shepard). Ci troviamo in un santuario del consumo, dove la gente va lì per spendere, ma non perché abbia effettivamente bisogno di quegli oggetti, ma perché essi rappresentano un modo di comunicazione efficace del proprio status e sono un mezzo per raggiungere quello stato ideale consono ai propri sogni. Ecco, il servizio reso da tony e compagnia è esattemente questo. La possibilità di creare (se pur per poco) l'immaginario di una singola persona, massima sua aspirazione e meta finale per la quale ci si affanna, si compra, si spende, si spande; meta che fa apparire il resto privo di importanza, tanto che all'uscita le donne sono disposte a rinunciare a tutto. Realizzazione finale del proprio vagare, sublimazione totale delle proprie spinte interne. Si badi che questo discoso non vale solo per attempate signore che non sanno come spendere i propri averi, come si potrebbe evincere dalla visione del film, ma vale per tutti. Vale per me che compro un certo libro, vale per me che scrivo su questo blog e scrivendo su questo blog non sto facendo altro che produure un simbolo e contemporaneamente acquistarlo facendolo mio. Non è un semplice discorso di vanesia, è qualcosa che va oltre. Io non compro un libro per far vedere ad altri che l'ho comprato e lo sto leggendo; questo oltre a essere un atteggiamento narcisista sarebbe soprattutto stupido. Comprando quel libro (indipendentemente dall'altrui conoscenza del fatto) valorizzo (in modo consapevole oppure no) la mia persona ma non perché quella lettura effetivamente darà quel risultato, ma perché il sostrato sociale in cui sono inserito mi ha trasmesso la convinzione che vale la pena acquistare quel libro; un mio amico, il blog di un'amica hanno impresso dei SIMBOLI nel mio immaginario e in funzione della creazione dello stesso agisco di conseguenza. Pensando a ciò non posso non ricredermi su quanto detto altrove circa il film e non inserire questo film nel mio gotha personale.
Per concludere una citazione dal libro sopracitato (pag 115) :


"I pubblicitari sono demoni creativi che comprano le anime"

lunedì 26 ottobre 2009

Convenzioni

Fazio ha annunciato che non si vaccinerà, molti medici lo stesso. Adesso nemmeno le figlie di Obama. Siamo arrivati ad un livello parossistico di ridicolaggine con questa storia dell'influenza (che fa meno morti di quella stagionale) e del vaccino... Abbiamo capito che creata la convenzione bisogna farne profitti (a rischio di prossime convenzioni), però potrebbero studiarle un po' meglio.... ad esempio come quella ambientale...

venerdì 16 ottobre 2009

primo ed ultimo post personale

chi se ne va che male fa...

venerdì 4 settembre 2009

Teoria dello sviluppo economico

Teoria dello sviluppo economico è un libro di Joseph Alois Schumpeter, economista austriaco, banchiere ed anche ministro (se pur per poco). Il libro cerca di spiegare il fenomeno dello sviluppo economico (appunto) riconducelo a cause esogene (in parte) all'ambiente economico. Il punto di partenza è il flusso circolare marginalista, dove vale Say (e questo è un punto importante), non esiste profitto ecc, flusso interrotto solo da eventi esogeni. Oltre a tutti gli eventi immaginabili (guerre, glaciazioni ...) l'attenzione è focalizzata sulla figura dell'imprenditore, capace di bloccare il flusso e reincanalarlo. Si dirà: ma il lavoro dell'imprendtore non è certo esogeno..Ovvio... Da precisare però alcune cose. Primo: è impossibile creare qualcosa. Secondo: variano solo le possibili combinazioni dei fattori originari della produzione, terra e lavoro. Imprenditore è solo chi è in grado di introdurre una nuova combinazione prima sconosciuta, modificando i dati esistenti; in poche parole imprenditore è solo colui che innova, non chi possiede il capitale (egli è il capitalista, da non confondere quindi). Solo attraverso l'innovazione è possibile la creazione di profiitto, il quale verrà assorbito solo quando il carattere dell'innovazione cesserà di esser tale. Sorge un problema (ed è questa a mio parere la parte più interessante). Può succedere che l'imprenditore sia anche capitalista, ma se ciò non è, da dove prende il necessario l'imprenditore? Qui entra in gioco la figura dei banchieri che mettono a disposizione il capitale necessario e, dalla contrattazione tra imprenditore marginale e banchiere marginale sorgerebbe inoltre il fenomeno dell'interesse, fenomeno che poi si estende a tutto il sistema tramite meccanismi che ora non voglio approfondire. Al contrario della teoria marginalista, quindi, che vorrebbe l'interesse come fenomeno reale (cioè sorgente dal mercato degli investimenti reali), Schumpeter connota l'interesse come fenomeno monetario. La cosa più interessante, però, è che nel flusso circolare vale Say, quindi non esistono riserve di redditi non spese pronte per essere prestate dai banchieri; quindi diventa cruciale il ruolo della moneta di nuova e apposita creazione. In altre parole, condizione necessaria dello sviluppo economico (almeno in questo contesto) è la possibilità di creazione di nuova moneta da parte delle banche. (Schumpeter parla di freno necessario). Spero si possa cogliere l'importanza di queste considerazioni, anzi, dei concetti cui rimandano (o cercano di rimandare) queste considerazioni.

mercoledì 10 giugno 2009

Alice, Per Elisa

e poi, non è nemmeno bella....

domenica 31 maggio 2009

sabato 30 maggio 2009

Vescovi dediti al giardinaggio


Molto populista, lo so lo so...

lunedì 30 marzo 2009

Acqua in bocca

H2O ACQUA IN BOCCA: VI ABBIAMO VENDUTO L'ACQUA di Rosaria Ruffini
Mentre nel paese imperversano discussioni sull' eutanasia, grembiulino a scuola, guinzaglio al cane e sul flagello dei graffiti, il governo Berlusconi senza dire niente a nessuno ha dato il via alla privatizzazione dell'acqua pubblica. Il Parlamento ha votato l'articolo 23bis del decreto legge 112 del ministro Tremonti, che afferma che la gestione deiservizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell'economia capitalistica. Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l'acqua non sarà più un bene pubblico ma una merce, e quindi sarà gestita da multinazionali (le stesse che possiedono l'acqua minerale). Già a Latina la Veolia (multinazionale che gestisce l'acqua locale) ha deciso di aumentare le bollette del 300%. Ai consumatori che protestano, Veolia manda le sue squadre di vigilantes e carabinieri per staccare i contatori. La privatizzazione dell'acqua che sta avvenendo a livello mondiale provocherà, nei prossimi anni, milioni di morti per sete nei paesi più poveri. L'uomo è fatto per il 65% di acqua, ed è questo che il governo italiano sta mettendo in vendita. L'acqua che sgorga dalla terra non è una merce, è un diritto fondamentale umano e nessuno può appropriarsene per trarne illecito profitto. L'acqua è l'oro bianco per cui si combatteranno le prossime guerre. Guerre che saranno dirette dalle multinazionali alle quali oggi il governo, preoccupato per i grembiulini, sta vendendo il 65% del nostro corpo. Acqua in bocca. FATE GIRARE : METTETENE A CONOSCENZA PIU' GENTE CHE POTETE

P.S....io l'ho copiato da qui

martedì 3 marzo 2009

Fantozzi-partita a stecca

Scendendo di tono...

venerdì 6 febbraio 2009

La nascita della tragedia


Lungi da me voler fare una trattazione esaustiva di quest'opera non avendone né la volontà né gli strumenti, mi accingo solo ad esporre osservazioni in ordine sparso.
Un concetto a me caro è quello secondo il quale nell'arte si cerca se stessi, ma noi siamo noi stessi anche prima di ritrovarci nell'arte, quindi in qualche misura nell'arte non si crea niente. Questa, nella seconda parte, potrebbe sembrare la posizione di Platone riguardo la terza generazione, ma non lo è, almeno secondo me. Per spiegare questa mia posizione parto da pag 107 dove Nieztsche cita Shopenhauer chiedendosi in quale rapporto la musica stia con l'immagine e con il concetto. Ecco il passo"Possiamo considerare il mondo apparente, o natura, e la musica come due diverse espressioni della stessa cosa, la quale quindi costituisce la sola mediazione per l'analogia tra queste due espressioni.... La musica dunque, quando è considerata come espressione del mondo, è un linguaggio in sommo grado universale, che sta rispetto all'universalità dei concetti nello stesso rapporto in cui questa sta rispetto alle singole cose..." ancora a pag 42 "Invece le immagini del lirico non sono nient'altro che lui stesso e per così dire solo diverse oggettivazioni di lui ed è per questa ragione che egli, come centro motore di quel mondo può dire io".
Da notare , però, che l'io di cui parla non è l'io dell'uomo(da lui definito) empirico reale, è l'unico io veramente sussistente ed eterno, riposante sul fondo delle cose, e attraverso le cui immagini il genio lirico penetra con lo sguardo fino al fondo delle cose, e fra queste immagini lui può scorgere anche se stesso. Mi sembra chiaro che qui ci sia un superamento di quanto si dice nella Repubblica, portando la lirica ad un livello eguale e alternativo rispetto a quello della natura. Parlando di questo sostrato mi vorrei ricollegare ad un'immagine bellissima a pag 55 dove Amleto è accostato all'uomo dionisiaco, dove si dice che entrambi hanno gettato uno sguardo nell'essenza delle cose e provano nausea di fronte all'agire; giacché la loro azione non può mutare nulla nell'essenza eterna delle cose, ed essi sentono come ridicolo o infame che si pretenda da loro che rimettano in sesto il mondo che è fuori dai cardini(mi viene quasi da dire la potenza del nichilismo).
Precedentemente si è parlato della muisca, ma a mio modo di vedere (Schopenhauer mi perdoni) il discorso si può estendere a quasi tutti i tipi di arte, come ad esempio al cinema. Mi viene in mente un passaggio di un film di Aronofsky( pi greco-teorema del delirio) in cui il protagonista afferma dopo aver fissato per alcuni secondi il sole"Per un momento vidi e capii".
Per concludere cito testualmente l'insegnamento di Sileno.
"L'antica leggenda narra che il re Mida inseguì a lungo nella foresta il saggio Sileno, seguace di Dioniso, senza prenderlo. Quando quello gli cadde infine tra le mani, il re domandò quale fosse la cosa migliore e più desiderabile per l'uomo. Rigido e immobile, il demone tace; finché, costretto dal re, esce da ultimo fra stridule risa in queste parole: 'Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto."


lunedì 2 febbraio 2009

sabato 31 gennaio 2009

L'arca russa

Cosa dire di questo film, sull'assenza di montaggio, sull'affresco russo che percorre i secoli ecc.. Tutte cose già state dette e ridette.. Mi volevo soffermare su un breve punto. Per un film che parla della Russia degli ultimi secoli e del suo viaggio attraverso la storia, la scena in cui appare per l'ultima volta il diplomatico francese (che non è la scena finale) credo sia splendida. Ecco le battute in questione
Narratore "Sono un po' triste"
Diplomatico "Eh"
N " Andiamo?"
D " Dove?
N "Dove? Avanti, andiamo avanti, avanti"
D " Cosa c'è di là?"
N " Cosa c'è? Non lo so"
D "Io rimango qui"
N "Addio, Europa"

Da dove viene la crisi?

Tempo fa sono stato ad un seminario (da dove viene la crisi?) in cui erano presenti Franco Amatori, professore ordinario di storia economica Università Bocconi; Massimo Amato, ricercatore confermato di storia economica; Luca Fantacci assistant professor di storia economica; Marcello De Cecco, professore ordinario di storia della finanza e della moneta alla Scuola Normale. Inutile parlare dell'interesse dei vari interventi ecc.. Un discorso che mi ha particolarmente colpito è stato quello del professor De Cecco nel quale affermava che il vantaggio economico (il principale se non l'unico) dell'europa sugli stati uniti risiedeva nella ricchezza accumulata dall'europa nel corso dei secoli, accumulazione che mancava agli stati uniti (per ovvie ragioni). In seguito poi questo gap è venuto a mancare causa seconda guerra mondiale quando l'europa bruciò in pochi anni quello che aveva accumulato per secoli.
Fin qui ciò che è stato detto. Ora invece una mia considerazione. Se tutto ciò è vero, l'unico modo per gli stati uniti per raggiungere una leadership mondiale e per divenare La nazione era quello di far scoppiar una guerra in europa di proporzioni fino ad allora sconosciute. Quindi mi chiedo, gli stati uniti hanno avuto un ruolo diretto nello scoppio della guerra? Allora non è stata tutta colpa di quei cattivoni dei tedeschi? Possibile inserire in questo contesto il fatto che Hitler avesse ricevuto ingenti finanziamenti da investitori americani?

venerdì 9 gennaio 2009

the dark knight

S'i' fosse foco, arderei 'l mondo;
s'i' fosse vento, lo tempestarei;
s'i' fosse acqua, i' l'annegherei;
s'i' fosse Dio, mandereil' en profondo;

S'i' fosse papa, sarei allor giocondo,
ché tutt'i cristiani imbrigherei;
s'i' fosse 'mperator, sa che farei?
a tutti tagliarei lo capo a tondo.

S'i' fosse morte, andarei a mi' padre;
s'i' fosse vita, fuggirei da lui:
similemente faria da mi' madre,

S'i' fosse Cecco, com'i' sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le vecchie e laide lasserei altrui.

Cecco Angiolieri