L'idea per questo post mi è venuta in seguito ad alcune considerazioni fatte con una "compagna" mentre passeggiavamo per Kartner strasse. Kartner è il corso che collega Karlsplatz, sede dell'opera, a Stephansplatz dove si trova la cattedrale di Santo Stefano. Ovviamente parliamo di Vienna.
Potremmo quasi paragonarlo al nostro Vittorio Emanuele (il corso); in verità il parallelo non è casuale, in quanto le nostre considerazioni vertevano proprio su quanto quel corso ci ricordasse il più famoso (per noi) corso milanese. Questo non perché avessero qualcosa in comune da un punto di vista architettonico (magari si, ma non ce ne siamo accorti), ma perché i nostri occhi coglievano elementi comuni che se decontestualizzati era impossibile collocare nell'uno o nell'altro corso.
Sto parlando semplicemente di negozi ( o catene di negozi). Si dirà va be', è normale trovare gli stessi negozi in città diverse, è ovvio che grandi catene scelgano mete turistiche per locare propripunti vendita. Certo, però per me la questione è un po' più complicata di così, se non nelle intenzioni, sicuramente negli effetti.
Il fatto di avere gli stessi punti di riferimento in luoghi molto distanti fra di loro non può essere considerato prescindendo dalla magnitudine del fenomeno; soprattutto se questi punti di riferimento non sono casuali ma sono pensati per avere una presa diretta sulle coscienze (i marchi sono fatti per attirare o, comunque, non sono certo neutrali). Ora una massiccia esposizione ad elementi volti ad occupare zone all'interno della nostra persona (occupare non è scelto a caso) situati in luoghi magnifici come questi ci porta oltre che ad associare momenti vissuti, ricordi ecc.... con quei negozi (non riesco a pensare alle cose vissute lì senza avere sullo sfondo alcuni nomi di negozi), anche a creare uno spazio immaginario in cui questi simboli si emancipano dalla loro sede fisica e sono elemento centrale di questo spazio ( non credo sia casuale che il premio oscar come miglior corto d'animazione nel 2010 sia stato dato a "Logorama").
Un'operazione biologica, nella sua accezione più ampia; biologica perché non è semplicemente commerciale, ma riguarda l'esistenza della vita umana nella sua totalità e, non solo nel suo aspetto economico (come se si potesse parlare di lato economico a se stante in generale).
Per far maggior chiarezza ( o confusione) mi vengono in mente due riferimenti: il primo è un intervento di Brian Holmes nel libro "L'arte della sovversione" (manifestolibri) in cui afferma " la Nike opera la trasformazione dello spazio urbano a sua immagine e la creazione di parametri esistenziali all'interno dei quali questo spazio deve essere esperito".
Il secondo riferimento riguarda uno splendido film di Wim Wenders, "nel corso del tempo", di certo il mio film preferito del regista tedesco. Durante il suo vagare, il protagonista non fa che notare scritte della coca-cola e riferimenti alla cultura americana, fino a quando in un dialogo esclama "l'America ci ha colonizzato l'inconscio". In questo caso non l'America, ma negozi di abbigliamento.
3 commenti:
Hey Ivan,
sei tornato dalla trasferta!?
Perchè qui ti aspetta il whisky!
Hey ciao!!!!
si da poco.... mi dispiace essere sparito dalla blogosfera ma ho avuto problemi di gestione del tempo :)))!!!
whisky? con questo caldo????????? ahah
Whisky sempre, Ivan!
Appena organizzo ti faccio sapere!
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