Oggi questo blog compie due anni (meglio di un maiale). Di solito non sono incline alle autocelebrazioni, ma il verificarsi di questa ricorrenza mi ha fatto venire in mente un paio di cose. Forse questi pensieri riguardano più lo scrivere in sé, ma visto che lo scrivere nel mio caso si declina quasi esclusivamente nella produzione di post, credo vada bene anche così. L'atto di mettere nero su bianco un pensiero dona l'illusione di aver fissato un qualcosa altrimenti fuggevole e nebbioso, un qualcosa che altrimenti sarebbe andato perso e si è contenti perché si immagina di aver salvato dall'oblio un'idea preziosa, importante e si è grati a se stessi per questo eroico gesto. Stronzate (si scusi il francesismo). Quello che davvero mi viene in mente è quella specie di continuo che da Dostoevskij arriva fino a Magris, filo che ci illumina sulla vera natura dell'attività intellettuale, anzi, sul suo cuore: fisime. Nient'altro che fisime prettamente individuali ed allo stesso tempo universali. Se scegliamo di parlare di una cosa rispetto ad un'altra non è perché questa sia più vera di altre (è possibile poi fare una scala di cose più o meno vere???), o perché un concetto sia più profondo, fine od universale di un altro; semplicemente la nostra storia ha voluto che ci dedicassimo a tizio invece che a caio. Tutto qui. E come un mio amico mi insegna, un uomo non hai mai detto niente di originale, a prescindere dal tempo in cui ha detto questa cosa. Questo perché tutti andiamo a pescare in un sostrato comune che è formato solo in parte da ciò che hanno detto altri prima di noi, anzi in minima parte. Almeno da quando la storia dell'uomo ha preso una certa strada. Nonostante tutto, però, sono contento di aver scritto anche questo post. Cosa siamo se non fisime, simboli ed immagini? Ieri ho visto "A single man", grande riflessione esistenzialista immersa in una fioritura di simboli immaginifici.
Concludo con due citazioni ed una barzelletta.
"Il passato non esiste"
"La morte è il nostro futuro"
Barzelletta (premetto che vado a memoria perché non la ricordo benissimo):
Un asino ed un maiale si trovano a parlare, il maiale dice all'asino "Ma che brutta vita che fai, ti fanno portare pesi, ti picchiano, ti fanno mangiare poco, fai una vita di stenti e sofferenze. Guarda me che non faccio nulla dalla mattina alla sera, mangio a volontà e mi rotolo nel fango, non sei invidioso?". L'asino allora rispose "Ahh. Ma sbaglio o tu non sei quello dell'anno scorso?"
Saggezza somara
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4 commenti:
le cose di cui scegliamo di scrivere o di parlare solitamente sono quelle che in qualche modo, più o meno lontano, ci riguardano, perchè siamo tutti un po egocentrici e tendiamo ad attribuire più valore o verità a ciò che gira espressamente intorno alla nostra persona, direi...
sono d'accordo, solo se questo avviene in maniera inconscia..e forse è proprio l'egocentrismo (che è in ognuno di noi, e come potrebbe essere altrimenti visto che siamo la prima persona con la quale ci rapportiamo) che sta alla base dell'etnocentrismo, che poi si declina in fenomeni quali il nazionalismo, patriottismo e simili..
il patriottismo e il nazionalismo io forse li ricondurrei più alla paura di essere esclusi; cioè il bisogno di sentirsi parte di un gruppo di "simili" per non sentirsi soli in mezzo al mondo. ho difficoltà a spiegare ma penso che questi fenomeni siano il bisogno di affermare se stessi in un gruppo che ci fa sentire protetti e quindi forti rispetto agli altri, proprio per la paura di rimanere ai margini, non essere integrati e sentirsi oltre che più indifesi anche diversi in qualche modo.
Non è detto che siano le nostre idee a non essere originali, è che a volte ci sono state rubate.
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