venerdì 8 ottobre 2010

La breve estate dell'anarchia

Hans Magnus Enzensberger. La Breve estate dell'anarchia. Vita e morte di Buenaventura Durruti. Nonostante l'ironia di Moretti sull'autore e la televisione, devo dire che questa opera è eccezionale. Il libro raccoglie testimonianze sul movimento anarchico spagnolo ed in particolar modo sull'anarchico Durruti dagli anni '20 fino alla guerra civile spagnola. La prima cosa che mi è venuta in mente durante la lettura è che non esistono concetti assoluti. Nonostante sia contrario all'uso della violenza, devo ammettere che non riesco a condannare ciò che succedeva in quegli anni in Spagna; e non parlo della guerra civile spagnola, lì è ovvio che si facesse ricorso alla violenza, ma parlo di tutto ciò che aveva a che fare con il movimento anarchico prima della guerra civile, con gli assalti alle banche, con l'uccisione di vescovi, imprenditori e ministri. Erano gli anarchici degli assassini? Si, forse lo erano. Era giusto agire così? No, forse no. Potevano comportarsi diversamente? Dire proprio di no. In una delle nazioni più arretrate dell'intera Europa, dove milioni di contadini facevano letteralmente la fame per soddisfare la rendita di chiesa stato e militari (così sembra molto populista la cosa, ma da quel poco che ho capito non deve essere molto lontana dalla realtà), contadini che rappresentavano la stragrande maggioranza della popolazione e che dovevano patire la fame con i fucili puntati in faccia (letteralmente), l'uso della violenza per ottenere briciole di giustizia sociale era praticamente inevitabile. Senza dilungarmi su come funzionasse l'organizzazione anarchica in Spagna ( quasi un milione di aderenti ed un solo stipendio elargito, forse due), la cosa che colpisce maggiormente è lo slancio morale di questa organizzazione, dove nessuno possedeva nulla, dove si agiva individualmente per il popolo, ma non ci si aspettava niente da esso. Quando Durruti morì dovettero seppellirlo con scarpe rattoppate e, all'epoca era uno degli uomini più in vista del movimento antifascista in Spagna. Si agiva nella più completa illegalità, ma sempre in vista della giustizia sociale. Raccontare da narratore questo libro non rende l'idea perché il libro è costituito interamente di testimonianze e, raccontarlo in terza persona non fa altro che snaturarlo. MI viene in mente un'ultima cosa: il movimento anarchico spagnolo, la rivoluzione scaturita dopo la presa di Barcellona (la più importante in Europa dopo quella russa), le possibili conseguenza di una vittoria del fronte repubblicano, sono al contempo tra i fatti ed i futuri abortiti più importanti della storia europea e, nei licei praticamente non se ne parla. Non solo nei licei, ma nemmeno nei libri di storia di autori presumibilmente di sinistra..mah